giovedì 29 maggio 2008

Mobilitazione per le Tasse Universitarie.



Per un'università diversa!

L’Università degli Studi di Firenze rappresenta una delle maggiori risorse della città. Lo è, innanzitutto, da un punto di vista culturale, sociale ma anche economico, con un Bilancio totale pari a circa cinquecentocinquanta milioni di euro. Più di sessantaseimila sono gli studenti iscritti nelle dodici Facoltà dell’Ateneo, e di questi, più di un terzo sono fuori sede.

Quello che enti come l’Università stessa, l’Azienda Regionale per il Diritto allo Studio e le Amministrazioni locali dimenticano troppo spesso è di garantire un reale diritto allo studio, tutelare e valorizzare la figura dello studente e riconoscere l’importanza che un Ateneo riveste in un contesto cittadino.

Da anni l’Università di Firenze vive una profonda crisi e la città sembra non accorgersene.


.:: Il nostro Ateneo ::.

Il 14 dicembre scorso, è stato approvato dal Consiglio di Amministrazione del nostro Ateneo il bilancio di previsione per l'anno 2008. Anche quest'anno è stato portato in votazione un bilancio che, per essere chiuso, prevedeva la vendita degli ultimi immobili rimasti di proprietà, entrate dall'entità non prevedibili e spese per l'edilizia spostate agli anni successivi. Dal prossimo anno, il deficit strutturale di circa trenta milioni di euro sarà quindi incolmabile.

Il 27 Maggio 2007, lo stesso Consiglio di Amministrazione di Ateneo approvava la proposta della nuova fasciazione per la contribuzione studentesca che, a nostro avviso, avrebbe aumentato le tasse alla quasi totalità degli studenti.

Ad oggi, è facile dedurre che quel buco di bilancio, per quest’anno, sarà coperto dagli studenti.

In questo scenario, bisogna ricordare che gli ultimi Rettori hanno gestito l'Università come un'azienda che taceva i malumori della docenza con scatti di carriera, investiva sugli immobili rispondendo a dinamiche poco chiare e vedeva lo studente come una fonte di guadagno. Il risultato? Una docenza senza ricambio generazionale che assorbe la quasi totalità delle disponibilità economiche di Ateneo e nuove sedi universitarie già fatiscenti dai mutui inestinguibili.

Lo scenario più roseo che si prospetta per i prossimi dieci anni è un Ateneo che non potrà assumere nuovi docenti e personale tecnico-amministrativo, che già da ora non rinnoverà gli indispensabili contratti alla maggior parte dei lavoratori a tempo determinato e che svilirà completamente la ricerca e la qualità della didattica, nonostante l’applicazione di nuove Riforme.

.:: Tasse Universitarie: la situazione attuale ::.

Dopo la lunga mobilitazione dello scorso anno (Maggio 2007) che ha coinvolto tanti studenti e i Collettivi delle Facoltà, dopo le deboli motivazioni con cui venne giustificata l'approvazione della nuova fasciazione, ormai siamo veramente arrivati alla resa dei conti! L'Ateneo infatti non può più nascondersi dietro improbabili previsioni: i dati pervenuti sono praticamente definitivi ed è chiaro a tutti che la fantomatica diminuzione delle tasse era l'ennesima manovra per tentare di coprire coi soldi degli studenti un buco di bilancio ormai cronico.

Durante questa mobilitazione sono state centinaia le e-mail di studenti e genitori che ci hanno voluto segnalare l'assurdità del "nuovo modello" di fasciazione o semplicemente il fatto che, senza alcun cambio nella propria situazione familiare e finanziaria, si sono trovati a dover pagare fino a 1000 euro in più rispetto all'anno precedente. Migliaia di famiglie, ora, sono costrette a fare i salti mortali per riuscire a pagare questa Seconda Rata. E c'è anche qualcuno che, purtroppo, non può più permettersi di studiare in un'università che si definisce pubblica.

Non solo la cultura viene mercificata quotidianamente, vittima di incoerenti Riforme della Didattica, ma è divenuta addirittura materia d'élite. Siamo per un'Università pubblica, libera e di massa, che dovrebbe essere completamente gratuita perché sostenuta dagli investimenti dello Stato (investimenti che gli ultimi Governi hanno progressivamente ridotto). Tuttavia, a causa della Legge sull’Autonomia Finanziaria degli Atenei è prevista una contribuzione degli studenti che deve rimanere tale e non trasformasi nell'unico rimedio per chiudere un bilancio fallimentare o un ostacolo per l'accesso allo studio.

Di fronte a tutto questo gli Organi di Governo dell'Ateneo continuano a temporeggiare silenziosamente, anche se le uscite a nostro sostegno non sono mancate. Lo scorso 18 Aprile, il Consiglio di Amministrazione ha votato per il prolungamento al 30 Maggio del termine ultimo entro cui pagare la Seconda Rata. Questo è l'unico provvedimento preso sul tema. Infatti l'Ateneo spera fortemente che con questa concessione un gran numero di studenti consegni il modulo di attestazione ISEE.

Ovvia la motivazione, quanto la speranza: diminuire il numero degli studenti che pagherebbero la tassa massima e, quindi, ridurre l'extragettito previsto. Consideriamo questa soluzione inefficace per diminuire l'esubero ormai certo della soglia consentita per Legge, giacché è impensabile che il numero degli studenti che non hanno presentato l'ISEE si riduca così vertiginosamente: si pensi che, ad oggi, più di 27000 studenti (su 65000) non hanno ancora consegnato l'ISEE, portando nelle casse dell'Ateneo più di 51 milioni di euro, superando da soli il limite di Legge; a questi si aggiungano tutti gli studenti che si trovano nelle fasce intermedie e che, da quest'anno, per più del 75%, pagano una cifra superiore (dati comunicati dall'Ateneo).

Il Consiglio di Amministrazione ha dimostrato totale distacco da un Ateneo in piena mobilitazione e ha risposto bocciando la mozione presentata dai Rappresentanti degli Studenti che proponeva all’Ateneo la responsabilità della restituzione dell’extragettito, rispettando così un principio di legalità.

Gli Organi di Governo dell'Ateneo si devono impegnare per restituire il totale extragettito indebitamente preso a tutti noi studenti e alle nostre famiglie, destabilizzate dalle cifre vertiginose di questa Seconda Rata. La crediamo una scelta politica di coerenza, necessaria in un periodo come questo, di difficoltà oggettiva.

Non è possibile che un Ateneo si regga su queste basi.

Chiediamo una gestione che rispetti gli studenti e i lavoratori.

Vogliamo un Ateneo che garantisca servizi, didattica e ricerca di qualità e accessibilità ad ogni livello (fisico, economico e culturale).

Per questo, la mobilitazione studentesca, nata il 16 Aprile, con la prima occupazione del Plesso Didattico di Viale Morgagni, continuata nelle settimane successive con l’occupazione del Polo Scientifico di Sesto Fiorentino, Architettura, Lettere, Psicologia, fino ai 5 giorni consecutivi di Scienze della Formazione, non si deve fermare.

Lanciamo un incontro pubblico che coinvolga tutta la cittadinanza e le organizzazioni che vorranno prendervi parte per le prime settimane di Giugno, in concomitanza con l’apertura del Tavolo Tecnico di Ateneo che valuterà le misure da prendere sulla base dei dati definitivi dei pagamenti della Seconda Rata delle Tasse Universitarie.

Chiediamo a singoli e a gruppi l’adesione alla Piattaforma di Mobilitazione e la massima partecipazione e diffusione.

Studenti di Sinistra

mercoledì 28 maggio 2008

Accordo di programma fra Università e Comune di Calenzano
per la realizzazione della nuova sede del corso di laurea in Disegno industriale.

Siglato un accordo di programma fra Università di Firenze e Comune di Calenzano per la realizzazione della nuova sede per il corso di laurea in Disegno industriale. Lo hanno firmato oggi in ateneo il rettore Augusto Marinelli e il sindaco di Calenzano Giuseppe Carovani. E' la nuova tappa del percorso istituzionale che porterà alla costruzione della sede definitiva del corso, di circa 4.700 mq di superficie utile lorda, nell'ambito di un piano di recupero di un'area ex industriale (stabilimento Pasquali), già in fase di attuazione.

Il Comune di Calenzano si impegna a realizzare il progetto entro tre anni e a concedere il nuovo edificio all'Università in comodato d'uso a titolo gratuito per dieci anni rinnovabili, garantendone gli interventi di manutenzione straordinaria. L'Ateneo si impegna a stabilirvi la nuova sede del corso di laurea in Disegno Industriale ed eventuali altri percorsi didattici del settore. La firma di oggi fa seguito ad un accordo sottoscritto a fine aprile fra il Comune e la Provincia di Firenze che prevedeva, fra l'altro, da parte di quest'ultima, un finanziamento dell'opera di 2 milioni di euro nell'arco di tre anni.

"La scelta di collocare il corso di laurea in Design industriale a Calenzano - ha affermato il rettore Marinelli - è stata premiata dagli studenti, presso cui l'iniziativa ha riscosso grande successo (sono ormai 1.600 in tutto il percorso), ma risponde anche ad un preciso orientamento dell'ateneo fiorentino circa il decentramento delle attività didattiche, giudicato utile solo se operato come valorizzazione di vocazioni socio-economiche fortemente presenti sul territorio. La nascita, sempre a Calenzano - ha proseguito Marinelli - del Museo del Design e del Laboratorio per prototipi industriali, che sarà punto di riferimento per la ricerca universitaria nel campo del design e per le imprese del territorio, rafforza le ragioni della nostra presenza".

"Siamo soddisfatti per questo ulteriore passaggio - ha dichiarato il Sindaco di Calenzano Giuseppe Carovani - che perfeziona l'iter per la costruzione della nuova sede universitaria sul nostro territorio. L'accordo sottoscritto oggi consente di definire in maniera puntuale i rapporti tra l'Amministrazione comunale e l'Università, per realizzare la nuova struttura e dare quindi una risposta adeguata all'attività didattica del corso di laurea in Disegno Industriale".

lunedì 26 maggio 2008

Firenze non è l'unica col bilancio in rosso

Da Nord a Sud atenei italiani alle prese con la crisi dei bilanci

Una montagna talmente malata da fare tanta fatica nel partorire il proverbiale topolino. Questo è il sistema universitario italiano, che perde in credibilità, s’indebita e scompare dalle classifiche mondiali.
I bilanci in rosso sono un male cronico delle Università d’Italia. E ne abbiamo la lampante dimostrazione in casa: l’Università di Firenze nel dicembre 2007 ha approvato un bilancio 2008 in rosso di 27 milioni di euro. È vero: sono cinque in meno del bilancio 2007. Ma resta una voragine interminabile.
Ovviamente, non siamo gli unici. Andiamo in Liguria. L’Università degli Studi di Genova, tanto per fare un nome, ha un “buchetto” di 15 milioni di euro (numeri del 2006). E nel profondo nord? Eccoci a Trieste, dove l’ateneo a fine 2006 piangeva un bilancio in rosso di 3 milioni di euro contro i quasi 168 milioni di entrate (di cui, tanto per farsi un’idea, 107 spesi per il solo personale). Quindi: soldi non ce ne sono. Soluzione? La risposta sembra un coro: “Aumentiamo le tasse!”.

bilanci in rossoAnche qui, da Nord a Sud, senza discriminazione. Spesso, però, i rettori appongono la parola “riparametrizzazione” accanto alla mano che infilano nelle tasche dei loro studenti. È il caso, ad esempio, dell’Università di Pisa. Siamo nel 2006. E l’ateneo sceglie di passare dall’ICER (Indicatore della Condizione Economica Riparametrato) all’ISEE (Indicatore di Situazione Economica Equivalente), accompagnando la scelta con una garanzia: “Il gettito non aumenterà”. Infatti: + 2 milioni di euro nelle casse dell’Ateneo dalle tasche degli studenti. Che, tra l’altro, contengono sempre meno soldi. Congiuntura economica?
Borse paterne sempre più chiuse? Anche, ma non solo. Perché ci si mettono pure le ARDSU. Che da un lato (come successo a Roma Tre, a Cagliari e a Pavia, ad esempio) alzano il costo dei servizi (mense in primis). E dall’altro tagliano le borse di studio. Torniamo in casa nostra. Perché l’esempio è a portata di mano: l’ARDSU Firenze, infatti, ha concesso quest’anno la possibilità di far richiesta di prestito d’onore ai soli beneficiari dell’anno scorso.
Quindi, matricole a bocca asciutta.

Si può dire: “Paghiamo tanto, ma abbiamo un bel servizio”. Magari. È vero: le classifiche lasciano un po’ il tempo che trovano. Ma quando in tutte quelle che riesci a consultare in un pomeriggio passato in rete gli atenei italiani fanno sempre ridere, in effetti, un campanello d’allarme suona eccome.
Ad esempio: nella classifica stilata in base al numero di pubblicazioni conquistate sulle più importanti riviste a livello mondiale, “Nature” e “Science”, scopri che tutti gli atenei italiani hanno un coefficiente che oscilla da 0 a 3. Tanto per avere un’idea, Barkley e Oxford si muovono tra 60 e 90. Oppure: nella classifica dei 50 migliori atenei nel mondo redatta dal “Times” di Londra (novembre 2007), divisa per ambiti, gli unici due italiani presenti sono Roma – La Sapienza (40° nel campo delle Scienze Naturali) e Bologna (47° nelle umanistiche). E Firenze? Il nostro ateneo nella classifica redatta dall’ “Institute of Higher Education” nel 2004, è 280esimo (5° a livello nazionale). In quella già citata del Times è nel gruppone tra il 300esimo e il 400esimo posto.
Insomma: niente eccellenza. Nemmeno a cercarla un pomeriggio intero.

venerdì 23 maggio 2008

Nuovi alberi in viale Morgagni

Viale Morgagni sarà rinnovato con circa 130 alberi salvando dall'abbattimento 14 piante di particolare pregio. Ma non solo: altri otto alberi (4 da una parte, 4 dall'altra) saranno reimpiantati grazie allo spostamento della fermata della tramvia dalla scuola Matteotti alla casa dello studente.

E ancora: altre 15 piante verranno piantate nell'area davanti alla casa dello studente, appena dietro la fermata. Quest'ultima soluzione è stata resa possibile grazie ad un accordo con l'università di Firenze che ha accolto la proposta dell'arrivo di nuovi alberi. Le novità sono state spiegate dal vicesindaco Giuseppe Matulli e dall'assessore all'ambiente Claudio Del Lungo che, insieme, hanno presentato il piano di interventi sulle alberature del viale, in particolare il lato destro. I 14 alberi che l'amministrazione ha deciso di mantenere (tre cipressi, due lecci, 9 bagolari) sono piante ancora rigogliose, le uniche in pratica ancora abbastanza sane. Altri 3 lecci sempre in buone condizioni verranno trapiantati prima al vivaio comunale dove verranno tenuti sotto osservazione per poi essere destinati ad altri luoghi.

"Questa decisione è stata presa - ha spiegato Del Lungo - dopo vari dati emersi sia dai sopralluoghi a vista fatta dai tecnici della direzione ambiente sia dalle schede sulla salute degli alberi compilate dalla Cooperativa Ciclat e la Cooperativa ambiente che albero per albero hanno stabilito il grado di salute in base alle ferite, le carie, la chioma diradata, l'inclinazione". Un'analisi approfondita che ha stabilito un cattivo stato di salute generale della maggioranza degli alberi del viale. "Se osserviamo il viale dall'alto - ha aggiunto l'assessore all'ambiente- non c'è un albero uguale all'altro, le chiome sono tutte irregolari. E' questo il tipo di viale che vogliamo offrire alla città? Il ringiovanimento delle alberature cittadine è un obiettivo di modernità da perseguire per avere piante più belle, forti e uniformi".

L'assessore ha poi spiegato anche la situazione per quando riguarda i nidi degli uccelli. "I tecnici del nostro ufficio animali - ha specificato del Lungo - hanno fatto tutti sopralluoghi del caso che sempre vengono fatti prima di abbattere un albero riscontrando in tutto solo 3 nidi vuoti. Il che non è strano visto che un viale cittadino di questo genere e con rumore intorno non è certo il luogo migliore per nidificare. Mi chiedo quanto si intendano di uccelli e di piante le persone che si preoccupano così tanto dei nidi e dell'abbattimento di questi alberi così malandati".

In base all'analisi gli alberi che verranno abbattuti sul lato destro (circa 33) presentano quasi tutti ferite profonde fatte dalle macchine e dai motorini che urtano i fusti e che poi nel tempo si allargano fino a diventare solchi profondi. Sempre in base a quanto riportato nelle schede molte piante presentano anche carie e carpofori, altri ancora hanno una chioma così diradata da far pensare che l'albero sia praticamente già secco. Tutti i nuovi alberi e quelli che verranno mantenuti saranno tutti protetti da cordoli hobag.

giovedì 22 maggio 2008

"Studenti? Oggetti da sfruttare"

Giulia Atzori e Vittorio Frontini rappresentanti della lista Studenti di Sinistra, esprimono la loro opinione sulle problematiche vissute dai fuorisede. Ed in via di sviluppo il progetto che porterà alla costruzione di una Agenzia della Casa

"Esiste una vera questione fuorisede, in tutto il territorio nazionale, ma a Firenze ha ormai assunto i connotati di una vera emergenza".

I rappresentanti di Studenti di Sinistra non usano mezzi termini per descrivere ciò che potrebbe essere ormai definita emergenza fuorisede:
Giulia Atzori, consigliere degli studenti in seno al cda dell'ARDSU, e Vittorio Frontini, consigliere in seno al cda di Ateneo, esprimono quella che è la posizione della lista più votata alle precedenti elezioni studentesche, in un'analisi che addossa numerose responsabilità all'amministrazione comunale, incapace di ostacolare un aumento dei prezzi delle case che ha raggiunto livelli spaventosi.
"Lo studente è visto semplicemente come oggetto da sfruttare, in una città che tra le sue priorità non pone neanche i propri cittadini, ma soltanto i turisti"- aggiunge al riguardo Frontini - "Da un nostro studio è emerso che il costo medio di una casa a Firenze si aggira attorno ai 14 euro al mq, mentre per gli studenti la media è di 20 euro, senza tenere conto che il prezzo calmierato per la locazione di studenti stabilito nelle varie zone di Firenze è di 8 euro: un problema che non può essere relegato a problematica universitaria, ma bensì come problema di tutta la città".

L'invito che viene rivolto da più parti agli studenti è quello di denunciare: "Una cosa giustissima, ma bisogna poi anche fornire delle alternative a chi ha bisogno di un alloggio"- prosegue Frontini - "C'è da combattere non solo il mercato degli affitti in nero, ma anche quello cosiddetto legale, che è sballato: noi come Studenti di Sinistra stiamo lavorando da tempo ad un progetto che coinvolge Regione e Comune ed è teso a costruire una sorta di Agenzia della Casa pubblica che tolga gli studenti dal libero mercato degli affitti".

A Roma l'Agenzia della Casa è nata lo scorso giugno, a Firenze almeno c'è l'intenzione: "Un progetto che dovrebbe coinvolgere Regione e Comune e che si pone l'obiettivo di istituire un ente pubblico che si sostituisca alle agenzie immobiliari private al fine di fare anche da tramite tra i locatori privati e gli studenti, oltre che da calmiere" - spiega Frontini, che però aggiunge -" La Regione appare molto propensa, diversamente invece il Comune: noi stiamo lavorando anche alla proposta tecnica, ma la sensazione è che a Palazzo Vecchio manchi la volontà politica; è giunto il momento di non considerare più gli studenti come un'entrata economica, ma come una vera priorità".

Gli studenti non residenti in Toscana sono circa 13000, mentre i posti alloggio che l ' A R D S U dispone per i circa 2300 aventi diritto sono 1274 distribuiti in nove residenze: "L'Ardsu è orientata ad aumentare il numero degli alloggi ed infatti sono stati deliberati altri 3 investimenti per la costruzione di nuovi studentati" - commenta Giulia Atzori - "Si dimostra così una certa attenzione al problema, ma è chiaro che ciò non basta per esaudire tutte le richieste, mentre restano numerosi problemi (come la chiusura estiva e quella natalizia) oltre al fatto poi che ci si rifugia spesso in un concetto del diritto allo studio limitato e privato: bisogna cominciare a concepire un diritto allo studio che assicuri un alloggio anche a chi non rientra nei parametri della borsa di studio".
Su questo aspetto conclude Frontini: "C'è un'attenzione ad aumentare il numero degli alloggi, ma si punta anche a limitare tutto il resto, come aumento del costo della mensa, riduzione di biglietti per cinema e teatro ed altri servizi connessi al diritto allo studio: la nostra sensazione è che su questo punto di vista stiamo tornando indietro".

mercoledì 21 maggio 2008


Vogliono privarci delle piazze di Firenze,non si puo' sostare sui gradini,non si puo'suonare una chitarra,non si puo' andare col cane e neanche fare due lanci a freesbe o due passaggi col pallone perche' secondo l'amministrazione comunale si tratta di disturbo della quiete pubblica,ma le piazze una volta non erano luogo di aggregazione dei giovani e non,le piazze non sono forse l'unico luogo in centro a firenze dove si puo' incontrare un po' di gente senza per forza dover andare nei locali o nei cosidetti"spazi adibiti" e poi le piazze non sono l'unico spazio aperto in centro visto che non c'e' un parco dove far passeggiare il cane o tirare due calci al pallone?ma l'assessore alla sicurezza Cioni lo capisce questo?Forse lui preferisce che le piazze di Firenze che di giorno sono in ostaggio dei turisti di notte rimangano degli spazi deserti senza attivita' umane e sociali,senza vita in pratica,dove le persone possono passare ma non si possono fermare,infatti in queste sere ha mandato un bel po' di pattuglie a controllare che sia rispettato il suo "ordine pubblico",ma perche' non manda le forze dell'ordine a occuparsi di cose piu' importanti che fare i giri ogni 5 minuti per s.croce o s.spirito?Per noi studenti,per i giovani in generale,ma anche per tutti gli altri le piazze sono un luogo importante di incontro,Riprendiamocele!

martedì 20 maggio 2008

Il premio nobel Rubbia sulla crisi dell'università italiana

Uno dei ricercatori italiani piu' noti che possiamo vantare all'estero,un premio nobel come Carlo Rubbia affronta il tema della cosidetta "fuga di cervelli"dalle universita' italiane,tema estremamente drammatico se pensiamo al fatto che si sta andando in una direzione di degenero di risorse energetiche e alimentari di prima necessita' che evidenziano come lo stato attuale dello sfruttamento del pianeta non puo' proseguire per questa strada,la crisi globale va affrontata soprattutto nel campo della ricerca e sviluppo di nuove vie,di nuove risorse rigenerative,campo nel quale l'universita' ha importanza primaria visto che si tratta dell'istituto che deve fornire alla comunita' i ricercatori che siano in grado di elaborare progetti alternativi allo stato attuale delle cose.Naturalmente ogni nazione si coltiva il proprio orticello e quindi pensa essenzialmente a risolvere i problemi interni di rinnovamento delle disponibilita' che ha gia',e ci pensa da ora per evitare di non trovarsi in difficolta' nel futuro,e l'italia che fa?L'italia con l'ultima finanziaria e il decreto Bersani a tagliato ancor di piu' i gia'esigui fondi stanziati per la ricerca costringendo cosi' le migliori menti del nostro paese a emigrare all'estero dove sono pagati per quello che valgono e hanno a disposizione le strutture necessarie a fare Ricerca e sviluppo.Ci stiamo condannando ad un futuro sempre piu' dipendente dagli altri,di stagnazione scientifica e spreco delle nostre risorse intellettuali,quando i governi comprederanno che cosi non si raccoglie la sfida del nuovo millennio?

lunedì 19 maggio 2008

Firenze: l’ Ardsu unica non convince gli studenti

Gli studenti di sinistra, sull’ Ardsu unica approvata ieri, annunciano preoccupazione: “Ci auguriamo che, con quest'accorpamento, non si concretizzi il nostro timore più grande, ovvero il livellamento verso il basso dei servizi”.

Ieri, il consiglio della Regione Toscana ha approvato la proposta di legge, presentata dall’assessore Gianfranco Simoncini, di accorpamento delle tre Aziende Regionali per il Diritto allo Studio Universitario di Firenze, Pisa e Siena. Ma gli studenti di sinistra annunciano le loro preoccupazioni: “Ci auguriamo che, con quest’ accorpamento, non si concretizzi il nostro timore più grande, ovvero il livellamento verso il basso dei servizi e l'allontanamento della politica dell'Azienda dalle esigenze reali degli studenti, diverse per ogni territorio”. “L’ intento dichiarato di razionalizzare le risorse e snellire la macchina regionale - si legge nel comunicato degli studenti - come spesso ha dichiarato l’Assessore Simoncini, si è concretizzato nel solo accorpamento degli organi dirigenziali delle tre Ardsu, riducendo da tre a uno i consigli di amministrazione, i presidenti e i direttori. Non esiste ad oggi un chiaro e ponderato piano industriale ed un regolamento che spieghi la futura struttura, il funzionamento, e gli eventuali risparmi. E se nel quadro del bilancio regionale, il peso di questo intervento incide in maniera esigua, le conseguenze di questa unificazione potranno essere rilevanti per tutti gli studenti”. “L’ intero iter - continua il testo - non ha mai visto il reale coinvolgimento delle parti. Anzi, le uniche consultazioni ufficiali, hanno evidenziato contrarietà al progetto da parte degli studenti ma anche degli organi dirigenziali delle tre aziende e dei sindacati. Ad oggi, il testo approvato dal consiglio regionale vede un solo cambiamento rispetto alla sua prima stesura: l’ ampliamento nel consiglio unico di amministrazione della rappresentanza studentesca, che da un unico studente per tre atenei (prima proposta) è passata a tre studenti (uno per Ateneo). Questa modifica garantisce una partecipazione al “tavolo decisionale” che altrimenti sarebbe stata cancellata, ma non è, comunque, sufficiente per garantire la specificità territoriale del diritto allo Studio. Il testo di legge prevede tre consulte territoriali studentesche che però, non hanno alcun potere di indirizzo sul consiglio d’ amministrazione e di conseguenza sulla politica dell’ Azienda”.
Un uomo per il ministro Gelmini

pizza.jpgA fare da spalla al nuovo ministro dell’Istruzione sarà l’onorevole Giuseppe Pizza. Il segretario della Democrazia Cristiana sarà infatti il Sottosegretario di Stato del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Scientifica.

L’onorevole Pizza è nato a Sant’Eufemia d’Aspromonte il 21 dicembre 1947. È celibe e vive a Roma. Come si apprende dal sito del ministero, è consulente aziendale di una multinazionale nel settore della Comunicazione; ha iniziato, giovanissimo, l’attività politica nella Democrazia Cristiana sino a diventare, negli anni ‘70, leader storico del Movimento Giovanile; è membro del Consiglio Nazionale della Democrazia Cristiana e della Direzione Nazionale sotto la Segreteria dell’On.le Fanfani; è stato Delegato Nazionale del Movimento Giovanile della Democrazia Cristiana; è stato collaboratore de “Il Popolo” e direttore politico del mensile “Italia Cronache” e del Trimestrale “Per l’Azione”; è stato fondatore e Presidente del CIGRI (Comitato Italiano Giovanile per le Relazioni Internazionali); è rappresentante dell’Italia al CENYC (Commitee of European National Youth Councils) presso il Consiglio di Europa a Strasburgo; è co-Presidente della Conferenza dei Giovani sulla Cooperazione e Sicurezza Europea ad Helsinki; ha guidato, con successo, la battaglia contro la decisione del sen. Martinazzoli di chiudere la Democrazia Cristiana e ne è diventato, all’unanimità, Segretario Politico nel XIX Congresso tenutosi a Roma il 7 – 8 dicembre 2003; è stato riconfermato, sempre all’unanimità, Segretario Politico nel XX Congresso tenutosi a Roma il 17 – 18 novembre 2006; è esperto di storia del medioevo e di pittura manierista e barocca nonché di bibliofilia.

Sul sito democraziacristiana.org si legge: “E’ un onore per me - ha dichiarato il Segretario della Democrazia Cristiana - servire il Paese ed il Partito con un incarico istituzionale così prestigioso. Al Presidente Silvio Berlusconi va il mio grazie più sentito per il riconoscimento che ha voluto esprimere, soprattutto, nei confronti della Democrazia Cristiana con il pieno accordo ed il sostegno anche da parte del Presidente della Camera, Gianfranco Fini”.
Il neo ministro

Si chiama Maria Stella Gelmini, ha 35 anni, viene dalla provincia di Brescia ed è il nuovo Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Scientifica. La sua carriera politica inizia da ragazza, appena ventenne. Comincia i suoi incarichi istituzionali nel ‘98, nel consiglio comunale di Desenzano. In pochi anni diventa dapprima Assessore al Territorio della provincia di Brescia e, successivamente, Assessore all’Agricoltura, consigliere regionale ed infine parlamentare (2006).
Sicuramente una scelta coraggiosa quella di scegliere un Ministro giovane che possa conoscere meglio le problematiche scolastiche. I fatti, effettivamente, sembrano dimostrarlo. Lo scorso 5 febbraio era infatti stata proprio la deputata Gelmini a presentare una proposta di legge, denominata “Promozione e attuazione del merito nella società, nell’economia e nella pubblica amministrazione e istituzione della
Direzione di valutazione e monitoraggio del merito presso l’Autorità garante della concorrenza e del mercato”
, che prevedeva - tra le altre cose - anche il rilancio dell’istruzione scolastica. Per far ciò ha previsto tre punti principali.
1. Valorizzazione del merito e piena applicazione del principio di autonomia scolastica
Vorrebbe dire dare maggiori poteri ai dirigenti scolastici, che avranno così ancora maggior autonomia nei compiti di gestione amministrativa e di reclutamento del corpo docente. Inoltre le risorse pubbliche verranno ripartite, sempre secondo la sua proposta, in base ai risultati formativi rilevati da un organismo terzo. In questo modo si diminuiscono i vincoli dei dirigenti scolastici dalle province, che creano spesso problemi per tempi e risultati, e si creerebbe una competizione tra le scuole, che gioverebbe a tutti.
2. Valorizzazione del merito degli studenti
Punto numero uno. Cancellazione del sistema dei debiti formativi. E’ necessario aumentare la selettività dei meccanisimi di avanzamento scolastico e consentire agli studenti di recuperare eventuali insufficienze con corsi pagati dalla scuola durante l’anno scolastico. Per i più bravi invece bisogna concedere la borsa di studio legata al merito.
3. Valorizzazione del merito dei docenti
Finalmente la proposta che sostengo da tantissimo tempo. Dev’essere eliminato ogni automatismo nelle progressioniretributive e di carriera degli insegnanti. In parole povere: via le graduatorie che favoriscono i docenti cadregari, via libera all’autonomia scolastica. Competizione tra le scuole è anche questo: la scelta dei docenti migliori per preparare gli studenti migliori.
E allora prego, Ministro Gelmini. Si metta pure al lavoro.
Noi rimarremo a guardare ammirati quello che farà, se continuerà sulle sue proposte passate!

domenica 18 maggio 2008

Sì, l'Università rischia grosso
Presente e futuro dell’università fiorentina, tra rischi di crac, problemi di personale e docenti che se ne vanno.

Presente e futuro dell’università fiorentina, tra rischi di crac, problemi di personale e docenti che se ne vanno. Questi i temi del forum organizzato nella sede del «Corriere Fiorentino»: li abbiamo discussi con Alfredo Corpaci, prorettore vicario, Franco Angotti, prorettore ai rapporti con il territorio e alle sedi decentrate, Sandro Rogari, prorettore alla didattica e servizi per gli studenti, Romano Del Nord, prorettore all'edilizia e al patrimonio, Raimondo Innocenti, preside di architettura, Franca Pecchioli, preside di lettere e filosofia e Paolo Caretti, professore ordinario del Dipartimento di diritto pubblico a giurisprudenza.

La nostra riflessione parte dai gravi problemi finanziari dell’ateneo. C'è un rischio crac dell'Università?
Corpaci: «No, ma la situazione finanziaria è critica in un quadro complessivo di difficoltà: tutta l’Università è sottofinanziata, il trasferimento statale è imprevedibile, molti costi ingovernabili, il personale per esempio. Il consiglio di amministrazione e il senato accademico hanno scritto le concause di questi problemi: una sottovalutazione da parte degli atenei delle conseguenze di certe scelte come l'addossamento alle università dei costi aggiuntivi per il personale».

Pesano le scelte proprie dell'ateneo fiorentino?
Corpaci: «Le nostre risorse sono in grandissima parte trasferimenti statali: l'ateneo ha un margine dimanovra ristretto. Anche sulle tasse: c'è un limite di legge, non possono superare il 20% del finanziamento statale, con aspetti molto perversi. Ma il finanziamento statale non cresce, diminuisce: all'aumento del numero degli studenti dovrebbe così corrispondere un abbassamento delle tasse, è assurdo. Un meccanismo che ormai non regge più».

Quindi c'è stata una sottovalutazione del problema? Le spese di Novoli hanno pesato?
Del Nord: «Le risorse che arrivano all'Università per opere infrastrutturali non si possono mescolare con le risorse per la spesa ordinaria. Non si può risparmiare da una parte e versare dall'altra, se ci arrivano dei fondi per le strutture non possiamo utilizzarli per i docenti. Novoli ha inciso? Non certo per i 150 miliardi di lire di costo, una spesa coperta da finanziamenti. Ma quando abbiamo finito di pagare i 150 miliardi, ci siamo trovati di fronte a un costo di gestione che è triplicato rispetto alle normali funzioni: vale anche per Sesto».
Rogari:«Il costo del personale è aumentato, ma meno rispetto rispetto alla media degli altri atenei. Le Finanziarie fino al 2000 hanno sempre contemplato l’automatismo degli aumenti di stipendi dei docenti, conferiti all'università. Questo meccanismo si è interrotto nel 2001 sul fronte dell'entrata, non nella spesa. C'è un annus horribilis da cui parte la crisi finanziaria poi sempre crescente, il 2004: quell'anno entrano a regime i poli di Sesto, Novoli e viale Morgagni, con accrescimenti di spesa in un anno, dal 2004 al 2005, di 13 milioni. È vero: sul deficit attuale 13 milioni non corrispondono a 30, ma si devono aggiungere i servizi dei mutui che gravano ora sul bilancio per 9-10 milioni: lo squilibrio alla fine sul personale è relativo, lo squilibrio forte è gestire dei poli didattici che d'altra parte non potevano essere fermati».

Ora la situazione com’è?
Rogari: «Ora arriveranno anche i costi di gestione di via Laura, via Capponi e via della Pergola ristrutturate. E non possono non andare che a regime: Lettere non ha aule, Architettura non ha aule, Scienze della formazione èmessa peggio. Nel 2000 si è iniziato a sentir dire che l'Università di Firenze collasserà perché non ce la farà a gestire tutto questo, ma tutto questo era stato progettato molto prima: Sesto dagli anni ’70-’80, Novoli dai primi anni ’90» Del Nord «Abbiamo un accordo di programma di 450 milioni di euro per completare le opere a Sesto e Novoli e effettuare una prima operazione pesante nel centro storico. Avevamo le risorse per poterlo fare. Il paradosso è che abbiamo circa 200 milioni a disposizione che non possiamo spendere, perché l'accordo di programma dice che il 50% lo mette lo Stato, è già in cassa, e l'altro 50% lo mette l'Università, che per farlo deve accendere un mutuo, cosa che non possiamo fare. Ci rimane ancora scoperta l'operazione ingegneria».

Voi dite che a breve non ci saranno più professori in alcuni settori: ma allora non viene a mancare l'appeal dell'università fiorentina?
Rogari: «Non avrei un atteggiamento troppo baronale nei confronti dei ricercatori, sono mediamente tra 35 e 42 anni, "giovani" che hanno passato processi di precariato e formativi di altissimo valore. La figura che noi qualifichiamo come ricercatore spesso è un fior fiore di studioso, potenzialmente anche di docente. Per imboccare una strada virtuosa, bisogna allargare la base, ringiovanire il corpo docente e aumentare chi sta nella fascia dei ricercatori. Questa politica è stata iniziata nel 2006 con una settantina di ricercatori, poi ora altri 43, per riequilibrare. Non che il problema del grande professore che va in pensione non esiste: il blocco del turnover è un'accetta che colpisce in modo irrazionale».

Sembra di capire che con la strada intrapresa si perdano fior di docenti…
Innocenti: «È chiaro che le nostre lacune non si colmano con i posti di ricercatore, ma bisogna tenere in considerazione la condizione economica in cui ci troviamo, non si devono mettere in contrapposizione ricercatori e pensionamenti ».

Ma c'è qualcuno che provi a bussare a fondazioni o enti per avere finanziamenti o sponsorizzazioni?
Del Nord:«Nonostante tutto, nella "caccia" ai finanziamenti per la ricerca l'Università di Firenze è da anni ai primi posti. Una critica che dobbiamo fare a noi stessi è invece quella che abbiamo avuto un'incapacità di impostare principi di programmazione, futura. In questo marasma, però, c'è anche competitività: l'università di Firenze come si presenta sul mercato? Siamo ai primi posti per la ricerca. Ma cosa vogliamo essere: teaching university o research university? Se io mi oriento verso una research university, il principio del ricercatore è un principio che favorisce di più l'ateneo rispetto a quelllo di creare un associato mediocre».
Caretti: «Alcune facoltà, come quelle umanistiche, hanno capacità di attrarre fondi dal privato praticamente pari a zero, altre facoltà attraggono moltissimo. Fondazioni e istituzioni locali dovrebbero considerare l'Università una ricchezza Nella ripartizione delle risorse queste cose vanno tenute in considerazione, non si possono applicare criteri uguali per tutti».
Corpaci:«È un momento drammatico, se non si rivedono la regole il nostro sistema è destinato a collassare nel giro di poco tempo. Abbiamo fatto la nostra parte. Ma senza azione coordinata di governo e istituzioni locali non se ne esce, le istituzioni regionali e locali devono porsi questo problema. Le fondazioni bancarie che politiche fanno in città? La politica di distribuzione di fondi per la ricerca viene fatta soprattutto per rapporti personali. Tutti devono rendersi conto che l'Università è una ricchezza, è un soggetto essenziale a uno sviluppo della società della conoscenza. Invece di distribuire fondi a pioggia facciamo un intervento complessivo concordato. La Regione lo sta facendo: c'è in ponte una legge regionale che dovrebbe dettare regole di organica distribuzione di risorse su attività di ricerca e formativa».

L'ateneo si è mai seduto al tavolo con comune e provincia, per esempio per le case e i servizi degli studenti?
Del Nord:«Siamo riusciti a convincere Comune e Regione a prefigurare il futuro di Firenze come città dell'alta formazione e della cultura. Esiste una potenzialità attrattiva nei confronti del mercato internazionale potentissima, basta dire che abbiamo 60mila studenti italiani e 10mila studenti che ruotano da altri paesi, ricercatori e visiting professor compresi. Ma non c'è offerta qualificata per accoglienza e servizi. Dal punto di vista economico, l'Università produce nei confronti della città un contributo pari al 18% rispetto al prodotto interno lordo. Ma quando abbiamo detto: cerchiamo di definire una strategia di sviluppo per i servizi da offrire e incentivare l'attrattività, ci dicono: "Avete voi Università le risorse per investire?" Questo è il punto critico».
Pecchioli:«C'è anche una certa pigrizia: il problema di piazza Brunelleschi è stato sui giornali per anni, ma il Comune ha deciso di intervenire solo dopo che noi abbiamo deciso di chiudere la porta»
All'Università ci si collega senza fili
Con un investimento di 160 mila euro sono stati posizionati 180 access point, in aule ed edifici universitari coprendo oltre 50 sedi


Banda larga senza fili in quasi tutti gli spazi dell’Università di Firenze per collegare gratuitamente a internet 70 mila potenziali utenti tra studenti e professori. Questo l’obiettivo di "Wi_Unifinet", iniziativa presentata oggi dal rettore fiorentino Augusto Marinelli insieme, tra gli altri, al presidente del Centro servizi informatici di ateneo (Csiaf) Gianfranco Manes. Con un investimento di 160 mila euro sono stati posizionati 180 access point, comuni ripetitori di segnale, in aule ed edifici universitari coprendo con la banda larga oltre 50 sedi dell’ateneo fiorentino. A questi si aggiungono altri cinque access point, che a breve diventeranno 19, messi a disposizione dal Comune di Firenze presso biblioteche pubbliche e Urp. «Con un investimento relativamente piccolo - ha sottolineato Marinelli - abbiamo dato vita a una grande opportunità per i nostri studenti, incentivando anche l’uso di tutte le risorse on line a disposizione di chi studia e fa ricerca». Alla presentazione hanno partecipato anche l’assessore regionale all’università Eugenio Baronti e quello fiorentino all’informatizzazione Lucia De Siervo.

ISTRUZIONI PER L'USO. Per accedere al servizio, l’utente universitario deve attivare la scheda wireless sul proprio portatile e verificare la presenza di segnale, cliccare poi sul browser in dotazione (Internet Explorer, Mozilla, Firefox, Opera, etc.), rispondere “sì” all'accettazione del certificato di sicurezza, attendere la schermata di autenticazione, inserire, infine, la username (per gli studenti, il numero di matricola) e la password, secondo le modalità di accesso previste dal Centro Servizi Informatici d’Ateneo e già utilizzate per gli altri servizi on line. L’elenco completo delle sedi in cui è attivato il servizio è disponibile su www.csiaf.unifi.i
L'Ateneo restituirà le tasse in più
La decisione sarà ufficializzata dopo il 30 maggio


I soldi in più ricevuti dalle tasse universitarie potrebbero essere restituiti agli studenti. Dopo i botta e risposta dei giorni scorsi tra il rettore Augusto Marinelli, gli studenti e alcuni professori, e dopo che alcuni universitari erano passati all'azione occupando alcune facoltà, anche il rettore sembra ora essersi convinto: nel caso in cui i soldi incassati dalle tasse universitarie superassero sensibilmente il limite consentito del 20% del fondo di finanziamento ordinario, la differenza potrebbe essere resa agli studenti. La decisione finale sarà presa solo dopo il 30 maggio (il termine prorogato per il pagamento della seconda rata delle tasse) quando l'ateneo fiorentino potrà finalmente fare i conti con i tanto invocati «dati certi».

MARINELLI. Ieri, durante la seduta del Senato accademico, Marinelli ha letto una lunga comunicazione in cui spiegava il suo punto di vista sull'intera vicenda. «Ad oggi i dati disponibili non sono significativi - recitava un passaggio della comunicazione - l'introito delle tasse versate nel 2008 risulta di circa 4 milioni di euro, su un totale 2007 di circa 53 milioni di euro. Se l'entità complessiva delle tasse studentesche non
Marinelli (foto Cambi/Sestini)
(Marinelli)
rimarrà invariata decideremo le misure correttive». Una volta in possesso dei dati certi, l'Università considererà se e come rivedere la divisione in fasce per i pagamenti del prossimo anno, anche attraverso un tavolo tecnico cui parteciperanno gli studenti. Intanto, però, il colpo di scena, con quella che a molti è sembrata un'apertura del rettore sulla possibilità di rendere agli studenti i soldi incassati in più quest'anno. «Il sentore che abbiamo avuto è che Marinelli abbia l'intenzione di restituire questi soldi subito dopo la visione definitiva dei dati dei pagamenti - commenta Francesco Epifani, uno dei rappresentanti degli studenti in Senato accademico - e quindi spero già da giugno. Secondo un nostro calcolo, il limite del 20% sarà superato del 10-15%». Ma non sono solo gli studenti ad auspicare la restituzione dei soldi in più.

MARCELLINI. «Penso che questo sia l'unico modo trasparente per affrontare l'argomento - afferma Paolo Marcellini, preside di Scienze matematiche, fisiche e naturali - e non c'è alcun dubbio che, nel caso in cui il 20% venisse superato sensibilmente, quei soldi debbano essere restituiti. Le leggi, infatti, non sono opzioni e vanno rispettate. Si tratta solo di capire se il 20% sarà superato di poco come l'anno scorso o se invece la differenza sarà sostanziale». Nel primo caso, infatti, i soldi potrebbero essere restituiti sotto forma di servizi, come annunciato in un primo momento, mentre nel secondo la restituzione potrebbe essere quella «diretta» auspicata dagli studenti. «I soldi in più potrebbero essere resi scalandoli dalla prima tassa del prossimo anno - conclude Marcellini - mentre a chi si laurea o a chi non si iscrive nuovamente potrebbero essere restituiti direttamente. In questo modo si risolverebbe, con trasparenza, la situazione anomala che si è venuta a creare».

giovedì 15 maggio 2008

Università fuoricorso

Finiti gli effetti della riforma «3+2». Solo il 30 per cento si laurea in tempo

Uno degli obiettivi della Riforma Zecchino, che ha trasformato l'Università con la formula del 3+2, era diminuire il fenomeno, tutto italiano, dei fuori corso. Perché il nostro sistema accademico ha da sempre sofferto di un problema di ritardo: mentre all'estero i giovani dei Paesi Ocse concludevano gli studi prima dei 25 anni, da noi ci si avvicinava al traguardo intorno ai 28. Secondo un'analisi del 2001 del Comitato nazionale per la valutazione del sistema universitario, nel 2000 solo 9 laureati su 100 conseguivano il titolo nella durata legale degli studi.

A distanza di otto anni i dottori fuori corso di tutti gli Atenei d'Italia sono notevolmente diminuiti e quasi un universitario su tre si laurea nei tempi giusti. Ma la tendenza sta cambiando e le ultime rilevazioni dicono che c'è il rischio di tornare ai vecchi tempi. Nel 2007 si sono laureati 300.735 studenti, nel confronto con l'anno accademico precedente la proporzione di laureati «regolari» è diminuita del 4,5%, passando dal 34,8% al 30,3%. Lo testimonia l'ultimo Rapporto sullo stato del sistema universitario del Cnvsu (Comitato nazionale per la valutazione del sistema universitario), organo istituzionale del ministero dell'Università e della Ricerca. L'analisi indica che è aumentata anche la durata media degli studi, passata da 4,2 a 4,4 anni, (quella regolare è di 3 anni con il nuovo ordinamento) maggiore di quella che era la vecchia durata legale di un corso di laurea quadriennale e poco inferiore della durata regolare di un vecchio corso quinquennale.

Se poi si dà un'occhiata alla diminuzione di laureati che hanno conseguito il titolo con un anno di ritardo (passata dal 40,6% al 34%) quello che potrebbe apparire un segnale di miglioramento si dimostra invece una spia d'allarme perché è quasi raddoppiata la percentuale di coloro che si sono laureati due anni oltre la durata regolare degli studi (passata dall'11,5% del 2005 al 20,3% del 2006).

Siamo ancora lontani da quel 9% di dottori «in corso», eppure la percentuale degli iscritti fuori corso per l'anno accademico 2006-2007 rispetto al 2001-2002 è diminuita di solo mezzo punto percentuale (36,9% contro il 37,3%). Se inoltre si confronta il numero di coloro che hanno conseguito nel 2006 il titolo nel tempo previsto, con il numero degli immatricolati agli stessi corsi tre anni prima, si scopre che di questi solo il 14,9% si è laureato nel giusto tempo. Si conferma inoltre il dato degli abbandoni al secondo anno che oscilla intorno al 20% mentre aumenta il numero di iscritti inattivi (22,17%) che pagano le tasse ma non sostengono esami.

«Si tratta di una maledizione strutturale — spiega Andrea Cammelli, direttore di Almalaurea — all'estero non sanno nemmeno cosa sia lo studente fuori corso, non esistono parole inglesi ad esempio per tradurre il concetto. Certo, siamo ancora in una fase di transizione tra vecchio e nuovo ordinamento ed è troppo presto per fare bilanci. Dobbiamo pensare comunque che oggi i ragazzi che si laureano in regola sono molti. I risultati post riforma sono di gran lunga migliori alla situazione precedente, ciò che desta preoccupazione è che man mano che passa il tempo il fenomeno dei fuori corso possa ricominciare ad aumentare». E poi gli iscritti post riforma, spiega Cammelli «non hanno ancora avuto il tempo di essere fuori corso di oltre 5 anni, essendo la riforma recente ».

La popolazione universitaria si è ormai stabilizzata da circa tre anni intorno a 1.800.000 unità. Un altro fenomeno che contribuisce ad aumentare la percentuale di iscritti irregolari è quello delle matricole «mature», cioè gli adulti che decidono di tornare a studiare. Sono passati dal 13% degli immatricolati totali del 2000 al 17,4% dell'anno accademico 2005-2006. «Spesso sono studenti lavoratori che proprio per questo motivo non fanno in tempo a completare il ciclo di studi con regolarità», spiega il sottosegretario del ministero dell'Università Luciano Modica. «È vero — aggiunge — che uno degli obiettivi della Riforma era quello di abbattere il fenomeno dei fuori corso e i risultati conseguiti in questo senso sono molto positivi. È vero anche che quest'anno si denota un peggioramento del dato e faremo molta attenzione a monitorarlo».

Nel complesso, precisa Modica, che in passato ha ricoperto il ruolo di presidente della Conferenza
dei rettori delle Università italiane «la situazione è nettamente migliorata. Metà degli studenti si laurea con meno di un anno di ritardo facendo diventare possibile ciò che nel vecchio sistema universitario era impensabile».

In generale la regolarità degli studenti è più elevata nelle facoltà di Medicina e Chirurgia
(83,1%) Farmacia (77,1%) e Architettura (76%). Tant'è che solo l'8,9% degli iscritti al Campus Bio-Medico di Roma è fuori corso. Al contrario, secondo i dati del Miur, l'ateneo che detiene la percentuale più alta di studenti irregolari è quello di Benevento, l'Università degli studi del Sannio: su oltre sette mila iscritti nell'anno accademico 2006/2007, quasi la metà (il 47,9%) non è in regola. Segue l'Università degli studi di Cagliari (con il 46,6%) e il Politecnico di Bari in cui il 46,4% degli iscritti è fuori corso. Al contrario, tra gli atenei con la più bassa percentuale di «irregolari» troviamo il San Raffaele di Milano con il 4,7% (su 1.835 studenti), l'Università della Sicilia centrale Kore di Enna con il 9,2% (su 3.500 studenti) e il 10,3% della Luiss Guido Carli di Roma su oltre 6 mila iscritti. Importante è però la data di inaugurazione dell'ateneo: più è giovane l'Università più la percentuale di fuori corso si abbassa. Atenei storici come La Sapienza di Roma o la Statale di Milano (rispettivamente 43,3% di fuori corso e 33,8%) hanno avuto tutto il tempo per maturare studenti che restano tali per un bel po'.

Firenze, le tasse della discordia

gli_studenti2.jpgLa riforma delle fasce di reddito ha creato una bagarre senza fine. La metà degli studenti si ritrova a dover pagare le tasse più alte e l’ateneo fiorentino inizia a fare il mea culpa

L’intento era quello di ridurre a quota 5 mila il numero di studenti di ultima fascia, o quanto meno di rimodulare il meccanismo di calcolo per il pagamento delle tasse, in modo da renderlo più equo ed efficiente. All’Università di Firenze nessuno si aspettava che le cose sarebbero andate come poi è successo. Eppure gli studenti lo avevano detto che la riforma avrebbe solo allargato il gruppo dei “contribuenti” con il reddito più alto. Di certo però, sarà stata una sorpresa anche per loro scoprire che nei fatti tutto questo si è realizzato con una media di 1 studente su 2, vale a dire con il 50% degli iscritti che adesso si ritrova a pagare le tasse più salate. Uno scarto particolarmente alto se si pensa che solo l’anno scorso gli studenti inseriti nella fascia massima erano 19.600 mentre ad oggi sono 30.714, su una popolazione di 64.000 universitari.

“Mi sembra strano - ha precisato il prorettore Casini - che, con l’aumento delle tasse più alte, siano aumentati anche coloro che non hanno presentato la dichiarazione, avrebbe dovuto essere il contrario”. Ora l’ateneo fiorentino si trova alle prese con un numero di studenti appartenenti al tetto massimo che, nel caso rimanesse quello attuale, finirebbe col superare il limite consentito per gli introiti universitari provenienti dal pagamento delle tasse universitarie, fissato al 20% (già nel 2007 di poco superiore al 21%). E così mentre da un lato gli studenti minacciano battaglia, dall’altro l’università decide di posticipare di un mese il termine utile per la presentazione della dichiarazione dei redditi (quindi al 31 maggio), con la promessa di rendere i soldi in più agli studenti sotto forma di servizi. “L’ipotesi di sospendere il pagamento della seconda rata - spiega categorico il rettore Augusto Marinelli - non sta né in cielo né in terra”.

La musica però, potrebbe cambiare a partire dal prossimo anno, con l’introduzione di elementi di merito per chi matura ad esempio 60 crediti in un anno e maggiore considerazione per le famiglie, soprattutto per quelle che mantengono due figli all’università e per le quali non è esclusa la possibilità di sconti e agevolazioni.

Affitti in nero, controlli agli studenti
Un milione di euro non dichiarati

La Finanza ha esaminato 3.575 posizioni relative a studenti domiciliati a Firenze, ma originari di altre località della Toscana e d’Italia.

Durante accertamenti sul fenomeno degli affitti in nero a studenti universitari fuori-sede, le Fiamme Gialle di Firenze hanno riscontrato la
una passata conferenza stampa delle Fiamme Gialle
conferenza stampa delle Fiamme Gialle
omessa dichiarazione di redditi di fabbricati per circa 1.000.000 di euro e contestato l’occultamento di corrispettivo per l’imposta di registro per circa euro 30.000 nei confronti di proprietari di immobili. I risultati riguardano un’attività di controllo sviluppata nell’anno 2007 e conclusasi nell’aprile 2008. La guardia di finanza ha esaminato 3.575 posizioni relative a studenti domiciliati a Firenze, ma originari di altre località della Toscana e d’Italia, e ai quali sono stati inviati appositi questionari relativi al loro domicilio in città. La guardia di finanza continuerà a verificare le posizioni degli studenti universitari dell’ateneo fiorentino, e per l’anno 2008 - 2009 ha iniziato un ulteriore piano di interventi nel settore delle locazioni ’in nerò, in particolare rivolto ai proprietari di immobili che affittano a immigrati o turisti.